JARBA - Edizione 2011

Accreditation of Behavioral Practices

Philip N. Chase, Cambridge Center for Behavioral Studies

The Cambridge Center for Behavioral Studies (hereafter, Center) provides two kinds accreditation for organizations that meet world-class standards of behavioral practices. The first is our Accreditation of Safety Programs Based on the Principles of Behavior. Accreditation of safety programs aides in the reduction of injuries and illnesses of workers through applications of behavior analytic research to human performance in the workplace. To accredit the best safety programs, the Center established a commission of safety experts, an accreditation process, and a registry of accredited programs. The commission is composed of Drs. Mark Alavosius, Timothy Ludwig, Dwight Harshbarger, John Austin, Joseph Dagen, Nicole Gravina, and Sigrud Sigurdsson. The process involves completing an application kit, meeting a set of standards, and hosting a site visit that allows the commissioners to assure that our standards are being met. The registry includes a list of all companies that have been accredited, a description of their safety programs, and their safety performance data. This accreditation is a three-year award that is given to companies in recognition of exemplary performance in meeting the Center’s behavioral safety standards […]

Learning Safe Behaviors: The Role of Applied Behavior Analysis and Instructional Design

Mark P. Alavosius, University of Nevada, Reno

Behavioral scientists examine safety behavior as the interaction of a worker with the environment. Safety behavior, like any behavior, is learned and environmental manipulations provide an effective means to both teach and maintain desired safety practices. Unsafe conduct may result from faulty or incomplete learning. In some cases workers have not acquired the needed competencies to work safety; in other cases workers may have learned the skills but the work environment fails to maintain the required practices. Considerable research shows that behavioral instruction can effectively train health and safety behaviors required in a diverse range of industries and settings. Procedures that incorporate mastery learning, shaping, chaining, rehearsal, goal-setting, rule following, reinforcement, and feedback are repeatedly shown to be effective in establishing safety practices. Once established to mastery levels, safety behaviors can be maintained with a combination of reinforcement, feedback, rule governance and other management interventions. This paper considers several examples of molecular analyses of work safety in actual work contexts that reveal changes in behavior as a function of manipulated variables. Extending these effective interventions into large scale dissemination is considered.

Enhancing Your Safety Culture with Visible Safety Leadership

Terry E. McSween, Quality Safety Edge

Everyone agrees that leadership support is a critical element in organizational change. For many years a standard part of QSE’s implementation process has been to carefully define ( or pinpoint) the role of leaders by describing what they must do to support of safety and behavior based safety improvement efforts. Historically, QSE consultants have used leadership checklists to prompt and track such behaviors. In the past couple of years, thanks in part to Atul Gawande’s book, The Checklist Manifesto, our consultants have seen greater acceptance of this approach to building leadership accountability. During this past year, QSE made a change in how we approach integrate leadership accountability. While the traditional checklist is still appropriate for some clients, our consultants have found great utility and better acceptance of clearly defining critical safety leadership behaviors then building the review of those practices into the standard agenda for existing meetings within the client’s organization. […]

Simposio: Legislazione, sistemi di gestione e B‐BS

Use of a cooperative model to sustain safety culture within many small employers

Mark P. Alavosius – University of Nevada, Reno

Cooperatives are systems organized along key principles to balance the distribution of wealth across organizational members. The cooperative movement has an extensive history and has contributed to the design and operation of a large variety of endeavors that seek to maximize returns to a maximum number of stakeholders. While cooperatives are ubiquitous in commerce and community organizations, the designs of the contingencies that define a cooperative have rarely been subject to behavioral analyses. This paper describes a large-scale examination of a safety incentive program enabled by a cooperative of small businesses that applied some of its financial resources to an incentive system organized to sustain active safety management within co-op members. The evaluation indicated that the frequency, severity and cost of work-related injuries were reduced when safety incentives were applied. High return on investment indicates that the program was cost effective. User satisfaction with the procedures was also high and the program became an enduring feature of the operation of the safety cooperatives.

Il ruolo dei SGSL nell’ambito del sistema prevenzionistico

Giusto Tamigio – INAIL Lombardia

Partendo da una rapida illustrazione del quadro infortunistico italiano, il quale, nonostante numerosi segnali di miglioramento, evidenzia la necessita di un rafforzamento delle azioni prevenzionali, l’articolo illustra il ruolo che i SGSL possono avere nell’ambito del sistema prevenzionistico. L’importanza dei SGSL è, in primo luogo, dimostrata dall’efficacia che tali sistemi hanno ai fini della riduzione dei rischi e degli infortuni sul lavoro. Si riportano i dati di una recente ricerca che dimostra come per le aziende con SGSL certificati gli indici di frequenza infortunistica e di gravità infortunistica risultino, per quasi tutti i settori produttivi, molto più bassi rispetto alle aziende che non hanno adottato tali sistemi. Viene messo in luce l’importante ruolo dei SGSL nell’integrare i modelli organizzativi esimenti conformi al d.lgs. 231/01, nonché la funzione fondamentale di ausilio nell’evidenziare, controllare, gestire e ridurre i costi della non sicurezza a carico delle aziende che per il sistema paese ammontano a oltre 40 miliardi l’anno. L’articolo evidenzia, inoltre, i vantaggi economici che le imprese possono conseguire a seguito dell’adozione di un SGSL potendo usufruire dei finanziamenti previsti dall’INAIL nell’ambito dei programmi di incentivazione economica a fini prevenzionali. In ultimo si dimostra come l’implementazione di adeguati SGSL possa comportare un risparmio, anche considerevole, sul premio assicurativo che le imprese corrispondono all’INAIL. […]

L’integrazione possibile tra la normativa e le leggi scientifiche del comportamento

Pietro Orlandi – INAIL (ex ISPESL)

La tutela che gli ordinamenti moderni, generalmente, apprestano all’integrità psicofisica diviene particolarmente stringente nel contesto lavorativo, dove si svolge il 30% della vita, perché, qui, l’integrità può essere più facilmente lesa in ragione dell’improprio asservimento dell’attività lavorativa ad interessi estranei al processo produttivo, quali il massimo profitto e l’attivazione di processi di predominanza. L’effettiva attuazione delle tutele inerenti al lavoro costituisce, quindi, un dato irrinunciabile ai fini della salvaguardia della salute e della dignità umana e passa per l’adozione di sistemi di prevenzione che, oltre a definire regole stringenti in ordine ad ambienti strumenti e processi garantiscono un ambiente lavorativo improntato al benessere psico-fisico. Questo comporta il rispetto del lavoratore in ogni sua dimensione e l’attivazione di un processo continuo di condivisione di obiettivi e traguardi. La tutela della salute sul posto di lavoro deve dunque coinvolgere il comportamento del lavoratore in quanto artefice del contesto prescritto. Occorre quindi integrare il sistema prevenzionistico intervenendo oltre che con la formazione con l’applicazione delle tecniche di finalizzazione dei comportamenti come la B-BS. Queste integrano perfettamente l’ordinamento prevenzionistico vigente e ne migliorano l’efficacia in termini di valutazione e gestione del rischio e di processo formativo. […]

Obbligo di vigilanza per il datore di lavoro: il contributo del processo di osservazione nel protocollo di B‐BS

Vito Pinton – Network BASE® – Partner

La responsabilità dell’imprenditore si suddivide principalmente in due aspetti: la culpa in eligendo e la culpa in vigilando.
Si prospetta la culpa in eligendo quando il Datore di Lavoro sceglie ambienti di lavoro, macchinari, materiali e collaboratori inadatti a far funzionare il sistema azienda per risparmiare o senza la diligenza richiesta.
Si risponde di culpa in vigilando quando, pur avendo scelto ambienti di lavoro, impianti e macchine idonei, i migliori materiali, collaboratori e consulenti preparati, non ne verifica la loro l’attività.
La Corte di Cassazione, sentenza 11/08/2010 n. 31679, ribadisce: “Il datore di lavoro deve avere la cultura e la forma mentis del garante del bene costituzionalmente rilevante costituito dalla integrità del lavoratore e non deve perciò limitarsi ad informare i lavoratori sulle norme antinfortunistiche previste, ma deve attivarsi e controllare sino alla pedanteria, che tali norme siano assimilate dai lavoratori nella ordinaria prassi di lavoro”. Le Sezioni Unite della Corte, enunciarono il principio secondo cui “al fine di escludere la responsabilità per reati colposi dei soggetti obbligati a garantire la sicurezza dello svolgimento del lavoro, non è sufficiente che tali soggetti impartiscano le direttive da seguire a tale scopo, ma è necessario che ne controllino con prudente e continua diligenza la puntuale osservanza” con una continua sorveglianza dei lavoratori allo scopo di pre-venire gli infortuni e di evitare che si verifichino imprudenze.
Il protocollo B-BS risolve in modo efficiente, efficace ed economica il problema dei controlli previsti dalla legge e degli audit dei sistemi di qualità. […]

L’integrazione necessaria tra SGSL e B‐BS

Riccardo Borghetto – Network BASE® – Partner

L’adozione di un SGSL è promosso da molti Enti a livello internazionale COM ILOISSA, è indicata nella dichiarazione di Seul relativa alla sicurezza e salute. In Italia è riportata nel “patto per la salute e sicurezza” della CIIP (consulta interassociativa Italiana per la Prevenzione). Anche la legislazione Italiana promuove un approccio sistemistico, conferendo alle organizzazioni che adottano in modo efficace SGSL la presunzione di non responsabilità in caso di gravi infortuni. Le organizzazioni che adottano SGSL possono avere significativi risparmi sulla contribuzione assicurativa obbligatoria.
Sia le norme BS OHSAS 18001 che le linee guida Uni-Inail parti sociali enfatizzano aspetti come il coinvolgimento e la partecipazione attiva dei lavoratori e loro rappresentanti.
La Behavior Based safety (B-BS) è il protocollo di eccellenza applicato alla sicurezza e igiene che permette risultati misurabili e performance eccezionali di riduzione infortuni e incidenti, utilizzando le leggi del comportamento umano.
Una organizzazione che adotti un SGSL senza conoscere ne la teoria alla base del comportamento umano, ne come misurare e modificare i comportamenti, rischia di ridurre le proprie performance e di snaturare il concetto stesso di SGSL limitandosi ad una applicazione formalistica, burocratica di procedure e documenti di limitata efficacia pratica.
L’approccio di tipo sistemico alla sicurezza tipico dei sistemi di gestione, trova nel protocollo B-BS lo strumento complementare ideale per implementare in modo perfetto gli aspetti di coinvolgimento e partecipazione attiva dei lavoratori. […]

Il futuro dei Sistemi di Gestione Aziendale

Emanuele Martelli – Stemma

La B-BS (Behavior-Based Safety) sta avendo una progressiva diffusione e sta riscontrando un crescente interesse anche nel contesto italiano. Le ragioni della diffusione sono motivate oppure risentono in qualche misura di “un effetto moda”?
La BBS attinge i suoi principi generali ed i suoi schemi di funzionamento dalla BA e pertanto in senso stretto dovremmo parlare più di BA (Behavior Analysis) che di B-BS, disciplina che applica i principi della BA nel campo specifico della sicurezza. Il dubbio è pertanto legittimo.
Per analizzare questo aspetto ed il contesto attuale in modo più approfondito, sarà presentato un quadro della situazione al fine di delineare le possibili prospettive per il futuro, ed evitare gli errori del passato. […]

Gestione del rischio biologico e comportamenti di sicurezza

Elena Sturchio – INAIL (ex ISPESL)
Laura Casorri – INAIL (ex ISPESL)
Eva Masciarelli – INAIL (ex ISPESL)

Gli sviluppi in campo biomedico (genomica, neuroscienze, oncologia molecolare, ecc.) e l’innovazione tecnologica (diagnostica medica, biotecnologie, informatica sanitaria, ecc.) indirizzano sempre più la sperimentazione e le sue applicazioni terapeutiche verso l’utilizzo dei Microrganismi Geneticamente Modificati (MOGM). Le relative misure da adottare in materia di prevenzione e di sicurezza per la salvaguardia della salute umana e dell’ambiente, nascono da un’accurata valutazione dell’impiego confinato che si intende realizzare, e tutti gli impieghi di MOGM sono soggetti a procedure di notifica e di autorizzazione che avvengono sotto il controllo dell’Autorità Competente. E’stato realizzato, dai ricercatori dell’INAIL, un Cd-rom multimediale e interattivo corredato da un manuale relativo alla sicurezza nei laboratori che fanno uso di MOGM, il cui intento è quello di offrire agli operatori biotecnologici un valido strumento operativo che riassuma in sé la formazione, l’informazione, la divulgazione e l’interattività delle principali problematiche attinenti al settore delle biotecnologie. Contestualmente, risulta di grande interesse, in particolare in ambito medico-sanitario e nei laboratori di ricerca universitari, le cui attività sono principalmente sostenute da personale con frequente turn-over, l’applicazione del metodo Behavior Based Safety (B-BS). In questi ambiti infatti i programmi di prevenzione sono a volte sottovalutati o affrontati superficialmente e senza verifica dell’effettiva dimostrazione della conoscenza acquisita e conseguentemente del comportamento sicuro da seguire. […]

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Simposio: stress lavoro-correlato

Valutazione Stress lavoro‐correlato secondo le linee guida ISPESL: un’analisi degli interventi a 6 mesi dell’entrata in vigore e risultati aziendali

Sebastiano Caon – S.i.S. Consulting

Dopo vari rinvii lo scorso 31 dicembre 2010 è entrato in vigore l’obbligo per tutte le aziende di valutare il rischio da stress lavoro correlato, per fare ciò l’Ispesl (ora Inail) ha deciso di prendere come test di riferimento il modello inizialmente proposto dall’Ulss 20 di Verona.
Tale modello si prefigge di effettuare una valutazione di tipo oggettivo del livello di stress presente in azienda tramite una check-list suddivisa in 3 aree: indicatori aziendali (indicatori oggettivi verificabili riferiti all’andamento degli ultimi 3 anni), contesto del lavoro e contenuto del lavoro (quesiti con risposta fissa si/no).
A sei mesi dall’inizio dell’applicazione della metodologia adottata, l’esperienza sul campo ha fatto emergere alcune criticità e problematiche: – resistenza posta dai quadri aziendali che spesso escludono a priori che vi siano situazioni stressanti specie nelle piccole e medie imprese – impossibilità di applicare alcune parti del questionario alle piccole e medie imprese – diffidenza e non corretta compilazione degli indicatori aziendali da parte delle aziende – sottostima o sovrastima del rischio specie nelle piccole aziende dove il datore di lavoro/rspp tende ad influenzare le risposte nel gruppo di valutazione – impossibilità del metodo di valutare le nuove forme di lavoro ex legge Biagi (co.co.pro., stagisti, praticanti, ecc..) – difficoltà di trovare e applicare misure efficaci per ridurre il rischio. […]

Una nuova scala per la misura dello stress da lavoro nei lavoratori bancari

Aristide Saggino – Università di Chieti – Dipartimento di Neuroscienze ed Imaging
Marco Tommasi – Università di Chieti – Dipartimento di Neuroscienze ed Imaging
Monica De Michele – Università di Chieti – Dipartimento di Neuroscienze ed Imaging
Paolo Pappone – ASL Napoli 1 Centro – A.S. Disadattamento Lavorativo
Emanuele Del Castello – ASL Caserta – Istituto di Scienze Cognitive Applicate di Capua

Sulla base delle recenti indagini della Comunità Europea lo stress in ambito lavorativo risulta essere la seconda causa di malattia dei lavoratori. Pertanto, un questionario in grado di fornire valide misure dello stress da lavoro è importante non solo per individuare soggetti che potrebbero incorrere in problemi di salute, ma anche per affrontare la cause dello stress non appena diventano problematiche. Nella nostra ricerca abbiamo focalizzato la nostra attenzione sui rischi per i lavoratori bancari conseguenti allo stress lavorativo. Abbiamo somministrato una scala di misura (scala Likert a 5 passi) dello stress lavorativo (la scala SOS), costituita da due parti, ad un campione composto da 1284 impiegati di diversi istituti bancari. Il campione è stato diviso casualmente a metà per eseguire un’analisi fattoriale esplorativa (AFE), sul primo sotto-campione, e un’analisi fattoriale confermativa (AFC) sul secondo sotto-campione. Dall’AFE sono stati estratti tre fattori sul questionario Stress Organizzativo e Salute (SOS) Parte I: il livello di riconoscimento del lavoro svolto dall’impiegato; il livello di fatica conseguente al lavoro svolto; la capacità dell’impiegato di gestire il tempo lavorativo; ed un solo fattore sulla SOS Parte II: il disagio lavorativo. Essendo risultata ben definita la struttura monofattoriale della Parte II, è stata eseguita l’AFC solo sulla Parte I per verificare se il modello con tre fattori è valido. I risultati hanno evidenziato un buon adattamento del modello ai dati. In conclusione, i nostri risultati sperimentali hanno evidenziato che le probabili fonti di stress per i lavoratori bancari sono il livello di riconoscimento, la fatica, il tempo necessario per svolgere l’attività lavorativa ed il disagio lavorativo. […]

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Simposio: La B-BS per Piccole e Medie Imprese (PMI)

La B‐BS nelle PMI: comprimere il protocollo senza tradirlo

Ornella Gallotti – Network BASE® – Partner
Alessandro Valdina – AARBA

L’Organizational Behavior Management (OBM) è la disciplina fondata sulle leggi scientifiche che spiegano il comportamento umano e che ne consentono la previsione e il controllo all’interno del contesto lavorativo. Nell’ambito dell’OBM sono state sviluppate e collaudate diverse tecniche, nel corso degli ultimi 40 anni. In particolare, la Behavior-Based Safety (B-BS) è il protocollo che consente di ridurre drasticamente il numero di incidenti in ambito lavorativo ed è l’unico evidence-based, cioè validato dalla ricerca con studi scientifici controllati e randomizzati e con studi di meta-analisi comparativa. […]
Un gruppo di ricercatori di AARBA ha studiato e messo a punto un modello che permette – con tempi e costi ridotti – di avviare un processo B-BS rispettoso di tutti i requisiti del protocollo scientifico anche alle imprese con meno di 50 dipendenti. Il modello di B-BS per le PMI sviluppato con il patrocinio della Società Scientifica Europea di B-BS – AARBA – è oggi a disposizione della comunità scientifica degli analisti del comportamento e anche degli esperti di B-BS con un percorso di formazione minimo sui principi di base della Behavior Analysis (Laurea e PhD inOBM/BBS, Master universitario di 2° livello in B-BS o Corso di Alta Formazione in BBS).
L’utilità di un tale modello è evidente soprattutto per la realtà italiana, in cui il numero di imprese piccole o piccolissime è preponderante.

L’applicazione del protocollo per le PMI: il caso di Bono Energia

Alessandro Lavatelli – Politecnico di Milano
Andrea Torretta – AARBA

Le Piccole e Medie Imprese PMI, rappresentano una grossa fetta delle imprese Italiane, ecco perché A.A.R.B.A. ha sviluppato un protocollo di B-BS ridotto che però mantiene le caratteristi di un processo sviluppato dai lavoratori che ha l’obiettivo di costruire valori e cultura della sicurezza.
Il caso di Bono energia, un’azienda che non rientra nella categoria delle PMI, ma che ha accettato di applicare il protocollo in un solo reparto dell’azienda che conta circa 15 operativi, rappresenta la prima verifica di questa tipologia di protocollo, fatta in collaborazione con A.A.R.B.A e Politecnico di Milano.
La sperimentazione, avvenuta in un reparto dell’azienda che conta circa 15 operai, ha visto l’implementazione di tutte le fasi proprie del protocollo, presentazione alla direzione, costituzione del gruppo di progetto, definizione della mission aziendale, adattamento degli standard di checklist alla realtà produttiva, formazione di osservatori e Safety Leader. Al termine di queste fasi si è proceduti con la registrazione dei comportamenti prima dell’avvio del processo (BASELINE), tramite le checklist adattate dal Gruppo di Progetto, secondo un calendario prestabilito, in modo da ricoprire tutte le fasi di lavorazione. Dopo tre mesi dall’avvio del processo, in cui tre osservatori Bono conducevano tre osservazioni a settimana a testa ed erogavano feedback immediato e rinforzo positivo on site, secondo le stesse modalità della baseline si è proceduti ad una nuova registrazione di comportamenti che andrà a fornire la linea di confronto e l’entità del miglioramento.
Il protocollo si è dimostrato di grande efficacia sia nei risultati numerici sia nella creazione di un clima aziendale migliore tra quegli operativi che subivano il processo. Attraverso l’analisi funzionale propria del protocollo si è inoltre potuto sottolineare mancanze strutturale o miglioramenti del luogo di lavoro che hanno inciso in modo positivo alla qualità del lavoro.

“Sicuri per mestiere”: costruire la sicurezza

Adriano Pennati – SATEF

Sicuri per mestiere è un progetto basato sul protocollo B-BS, realizzato nel cantiere Torre Unifimm di Bologna da CMB Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi, con la consulenza di Satef. Avviato nel settembre 2009 si chiuderà nell’estate 2012. Si propone di migliorare i comportamenti di sicurezza dei lavoratori relativi a cinque “aree di rischio” prioritarie, sperimentando il protocollo in un contesto complesso sia per la variabilità delle lavorazioni, delle imprese e dei lavoratori presenti, sia per la presenza di una cultura tradizionale di settore tendenzialmente poco orientata alla sicurezza. I risultati conseguiti a oggi appaiono incoraggianti, sia sul piano della diffusione dei comportamenti “virtuosi”, sia sul piano della coesione del sistema di cantiere (committente, impresa appaltatrice, imprese subappaltatrici, lavoratori). Particolare enfasi nello sviluppo del progetto è stata riservata alla comunicazione tra gli attori coinvolti, per rendere possibile un processo di problem setting condiviso sui temi della sicurezza; al sistema delle osservazioni, pianificate ed elaborate in modo da fornire evidenza statistica del trend dei comportamenti di sicurezza; al rinforzo positivo mediante i feedback continui e i premi e le celebrazioni, che riconoscono periodicamente e pubblicamente i risultati conseguiti dalle imprese subappaltatrici e dai lavoratori “più sicuri”. […]

Evidenze sperimentali di un protocollo standardizzato per le PMI

Carlo Sala Cattaneo – Network BASE®

L’applicazione della B-BS nelle PMI è da sempre difficoltosa per i costi e le tempistiche di intervento, non sostenibili dalle piccole e medie imprese.
Presso Alcea srl, leader nella produzione di vernici, si è deciso di applicare un protocollo Taylor-Made, su misura, con una fase di formazione molto ridotta ed una progettazione molto più rapida, senza però rinunciare a nessun elemento fondante del protocollo tradizionale. La realizzazione delle Checklist è stata affidata al Comitato B-BS, unione dei tradizionali Gruppo di Progetto e Gruppo di Attuazione, mentre la fase di formazione degli osservatori si è svolta nell’arco di una mattinata, seguita da due follow-up sul campo a tre giorni ed ad una settimana di distanza dalla fase formativa.
Dal punto di vista sperimentale, è stata realizzata una Baseline dei comportamenti tenuti dai lavoratori, seguita poi da un’analisi dei risultati realizzate tramite Test C, lungo un arco temporale di 14 mesi.
I risultati prodotti hanno confermato che, su 46 comportamenti, 43 risultano cambiati in positivo e tale cambiamento è comprovato dal Test C per ben 31, con una variazione positiva, in media, dal 68,7% al 98,8%. I risultati della sperimentazione indicano chiaramente l’efficienza di tale protocollo che, pur ristretto, possiede tutte le potenzialità e tutta l’efficacia di un protocollo tradizionale, risultando al contempo meno gravoso per le imprese da un punto di vista economico e temporale.
Tra gli altri vantaggi, l’introduzione di una apposita scheda per la segnalazione di problematiche relative alla sicurezza da parte dell’osservatore, senza esclusività relativa al processo, ha permesso di superare una serie di piccoli ostacoli di intralcio alla sicurezza dei lavoratori. In ultimo, le checklist sono state rese ampiamente modificabili su segnalazione dei lavoratori, favorendo così il miglioramento continuo del processo. […]

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Simposio: Accreditamento dei siti industriali e certificazione delle competenze in tema di B‐BS

Livelli di padronanza di un esperto di B-BS, un quadro di certificazione professionale

Fabio Tosolin – AARBA

In ogni settore professionale esiste la necessità di definire quali siano il livello di conoscenza, la competenza e le capacità di chi si propone come soggetto operativo per l’effettuazione di una qualsivoglia prestazione.
Analizzando la situazione del nostro paese, possiamo riscontrare come un numero crescente di soggetti auto-referenziati operano sul mercato in una molteplicità di ambiti e contesti organizzativi. A tale riguardo, è opinione di alcuni che l’assenza di una specifica regolamentazione possa essere vicariata dalle note leggi del mercato, leggi che peraltro operano su lunghi periodi e rendono possibili iniziative con risultati incerti o quanto meno non dimostrabili su basi scientifiche. Ciò premesso, anche nello specifico settore della B-BS, si riscontra il problema della corretta valutazione della qualificazione professionale necessaria per poter attuare interventi di sicura efficacia. Il percorso di qualificazione proposto in questi anni da A.A.R.B.A (Association for the Advancement of Radical Behavior Analysis) attraverso il Corso di Alta Formazione di 80 ore, prevede specifici requisiti per la direzione scientifica, per i docenti e il programma formativo in linea con i criteri individuati dal Cambridge Center for Behavioral Studies (CCBS), l’istituto scientifico di riferimento per la B-BS nel mondo. Ai partecipanti al master di formazione viene richiesto sia di far conoscere e sostenere i valori e i contenuti scientifici e metodologici del protocollo, nonché i suoi riferimenti etici e deontologici, sia un costante impegno nella ricerca, nella divulgazione della propria esperienza, anche fornendo elementi per la definizione di evidenze scientifiche. Ed è questo che caratterizza la proposta di A.A.R.B.A. rispetto a qualsivoglia altra iniziativa. Non bisogna dimenticare che i principi e le leggi scientifiche su cui si fonda la B-BS sono quelli della Behavior Analysis, la Scienza del Comportamento, scoperti e sistematizzati a partire dalle scoperte di F. B. Skinner alla Harvard University nella prima metà del secolo scorso e da allora è oggetto di ricerche sperimentali e applicazioni da parte di illustri accademici e consulenti quali J. Komaki, B. Hopkins, B. Sulzer Azarof, D. Harshbarger A. Daniels, T. McSween, J. Austin. Proprio la sua origine, il suo sviluppo in ambito universitario e la sua specifica connotazione di metodica evidence-based, non consente approssimazioni o interpretazioni personali non condivise nell’ambito della comunità scientifica internazionale. […]

Esperti e consulenti in B‐BS: ruolo, competenze ed etica

Adriano P. Bacchetta – AARBA

La sicurezza basata sui comportamenti o Behavior-Based Safety, è uno degli strumenti più efficaci e certamente evidence based che sono oggi a disposizione dei Safety Manager per contrastare il problema degli infortuni e delle malattie professionali sul luogo di lavoro. Tuttavia, in assenza di uno specifico percorso di formazione ufficiale, alcuni ritengono di poter definire in modo autonomo e senza nessun tipo di validazione scientifica, autonomi modelli di riferimento applicativi e/o percorsi formativi. Ricordando che per la scienza, un processo di previsione e controllo dei comportamenti di sicurezza può essere considerato efficace se e solo se esso è validato nel rispetto dei canoni della ricerca scientifica, dunque con una pianificazione sperimentale a priori, randomizzazione, misure parametriche dei comportamenti prima/dopo, appare quindi difficile immaginare come si possa anche solo ipotizzare di definire autonomamente modifiche e/o integrazioni allo schema di riferimento, non congruenti con i principi base riconosciuti fondamentali dalla comunità scientifica internazionale e che sono in costante evoluzione grazie all’incessante opera dei principali enti preposti allo studio e applicazione della Behavior-Based Safety. […]

Behavioral Safety Accreditation with CCBS: What it is and how it sustains outstanding safety performance

Mark P. Alavosius – Cambridge Center for Behavioral Studies

This paper describes the accreditation program to recognize corporate achievement in promoting safety behavior within work organizations. Many corporations increasingly emphasize their efforts to create and sustain safe work environments. Usually this entails comprehensive safety management processes and technologies; in many cases it involves systematic promotion of ‘safety-behaviors’ by all employees. Accreditation and recognition of these behavioral initiatives involves third party, independent review of applications of behavior principles to improve safety behaviors and reduce occupational injury and illness. The CCBS commission had accredited safety applications in seven (7) work sites with more in process. One benefit of accreditation is that it strengthens commitment to worker safety and responsible behavior by industry leaders. The Cambridge Center for Behavioral Studies (CCBS) is a non-profit organization promoting the application of behavior analysis towards amelioration of social problems. Currently the CCBS accredits sustained and effective behavioral safety programs within corporations. This safety accreditation process might be revised and extended to ‘green behaviors’ and prove fruitful for promoting environmental protection.

I sistemi di qualificazione delle imprese, la certificazione degli standard contrattuali e organizzativi e la nuova formazione per la sicurezza

Maria Giovannone – ANMIL Sicurezza

I profili di rischio per la salute e sicurezza dei lavoratori non sono omogeneamente distribuiti rispetto alle caratteristiche soggettive e oggettive dei contesti di produzione e organizzazione del lavoro. L’analisi delle tendenze statistiche comprova la dimensione dinamica del fenomeno. Il sistema prevenzionistico non può quindi basarsi su approcci statici finalizzati alla mera ottimizzazione della sicurezza, ma necessita di strumenti dinamici, e il più possibile partecipati, per anticipare il cambiamento e modulare coerentemente le competenze gestionali. In questo senso si palesa la sostanziale inadeguatezza della risposta tradizionale dell’ordinamento giuridico tendenzialmente limitata, soprattutto nel nostro Paese, a valutazioni e prescrizioni di tipo formalistico, basate cioè sulla richiesta di adempimento a norme inderogabili di carattere statico e universale. Il tentativo di un migliore adeguamento del quadro normativo vigente alla evoluzione dei modelli organizzativi d’impresa, secondo l’orientamento che trova conforto nella lettura evolutiva dell’articolo 2087 del Codice Civile, rappresenta uno dei tratti caratterizzanti del decreto legislativo n. 81 del 2008, come integrato e modificato dal decreto legislativo n. 106 del 2009. Il corpus normativo che risulta dall’intervento correttivo, nonostante continui a inquadrarsi pienamente nei principi e criteri direttivi di cui alla legge delega n. 123 del 2007, esprime un più moderno approccio alla tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e pone le basi per un nuovo modello culturale per la gestione del rischio in cui il dato prescrittivo della norma si accompagna necessariamente all’elemento aziendale/organizzativo quale indispensabile complemento per una maggiore effettività delle tutele. […]

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